solo con il Solo


la locandina in pdf

 

Le paure che ci abitano
“Un cristiano che ha paura della vita non è un cristiano”. Dice anche questo padre Giovanni Vannucci nel testo di questa bellissima omelia con cui affronta il tema delle paure della vita per invitarci a cambiare prospettiva…
“Siate pronti, perché non sapete quando verrà il Figlio dell’Uomo”. Avete ascoltato queste parole di Cristo? A me interesserebbe moltissimo sapere le impressioni che la lettura di questo brano del vangelo di san Luca ha risvegliato nel vostro cuore. Sono impressioni di paura? Oppure sono impressioni di gioia? Che cos’è il Figlio dell’Uomo? Cos’è questa manifestazione improvvisa che avverrà nella nostra vicenda terrena per ciascuno di noi? Io, spesso, quando leggo il Vangelo sono preso da un grande senso di sgomento, non per le parole del Vangelo, ma per tutte quelle pesantezze che nascono dalle nostre paure e che vi abbiamo depositato come interpretazioni. Se percorrete un qualunque libro di meditazioni cristiane, troverete queste parole del vangelo di Luca come introduzione alla meditazione sulla morte: siate pronti, perché non sapete in che momento verrà la morte. Penso che questa sia una gravissima deviazione che abbiamo introdotto nella nostra lettura del Vangelo e nella nostra vita cristiana, e che ci di Giovanni Vannucci*ha deformati. Abbiamo paura della morte, del giudizio di Dio, abbiamo paura dell’inferno, temiamo il purgatorio e speriamo di andare in un cantuccino del paradiso. E queste parole ci mettono in uno stato di allarme. E se io vi dicessi che queste parole di Cristo non sono una sollecitazione alla paura, al timore, allo sgomento? Ma sono un invito alla gioia, ad affrontare la vita con un sentimento differente, non di paura, di timore, di angoscia, ma con un sentimento di gioia? Nelle parole di Cristo, la vigilanza è chiesta come atteggiamento di spirito nell’attesa della venuta dello Sposo. Arriverà improvvisamente, lo Sposo. Mica la morte! Lo Sposo! E quando la sposa si prepara per il giorno delle nozze e attende nella sua casa paterna il momento in cui lo sposo andrà a prenderla per condurla al matrimonio, che, ha paura? Chi di voi ha sposato e ha sperimentato questa attesa trepidante sa benissimo che non c’è paura, timore, ma gioia. Inizia una nuova vita, avverrà l’incontro con lo sposo, principierà una vita di amore più pieno e più completo tra i due.E credo che queste parole di Cristo debbano essere interpretate così, e anche tutto il cristianesimo, che è un invito alla gioia, non è un invito al timore, alla preoccupazione della morte. Noi in ogni istante dobbiamo essere aperti alle manifestazioni della vita per partecipare a quanto di bello, di gioioso, di nobilmente forte ci offre la vita (…) Ma non aspirate voi a più bellezza? Le piccole bellezze che riusciamo a costruire ci lasciano insoddisfatti e vogliamo andare oltre, a una bellezza più piena, più completa, più perfetta, più totale, che ci soddisfi pienamente! Ma non aspirate voi a una vita sempre più viva, più intensa, più ardente, più forte? Ma non aspiriamo noi a una libertà sempre più piena? Non aspiriamo noi a un amore sempre più sconfinato? Vedete, in noi ci sono queste pulsioni, e lavorare cristianamente nel nostro essere, essere svegli, pronti, con le lampade accese, come ci dice Cristo, significa portare avanti queste energie che sono in noi. Quindi non dobbiamo aver paura. Un cristiano che ha paura della vita non è un cristiano. Un cristiano che ha paura della bellezza non è un cristiano. Un cristiano che ha paura della libertà non è un cristiano. Un cristiano che ha paura dell’amore e limita il suo amore non può essere un cristiano. Cristo ci dice: Io sono venuto a portarvi la vita perché abbiate una vita più abbondante. Mi direte: allora dobbiamo cambiare il mondo? Dobbiamo cambiare noi, noi stessi, perché ognuno di noi è chiamato a dischiudersi nell’infinita pienezza di vita che è Dio. (…)
Se noi cristiani sentissimo il cristianesimo come partecipazione gioiosa, aperta, amorosa, a tutte le manifestazioni della vita, saremmo una presenza positiva nell’esistenza, e ci libereremmo da tutte quelle paure, da tutti quegli spaventi, da tutte quelle moralizzazioni dei nostri atti che ci rendono deboli, inerti, pavidi, nell’esistenza. Mi direte: ma la morte? La morte è un passaggio nellapienezza della vita. E se noi fossimo cristiani avremmo abolito, non il fatto della morte fisica, che avviene per necessità di cose, ma avremmo abolito la paura della morte e avremmo sostituito la parola “morte” con la parola “risurrezione”. Quando siamo nati alla vita terrena, noi siamo morti a quella vita che avevamo nel seno della nostra madre. La nascita è una morte, cioè un passaggio da un modo di vita a un altro modo di vita. E così anche la morte è un passaggio da una vita più limitata, da una vita condizionata dai sensi, condizionata da limitate nostre facoltà, a una vita più ampia, più vasta, più immensa. Questo è l’incontro con lo Sposo. Siamo chiamati alla vita, a una vita sempre più intensa; siamo chiamati alla gioia, a una gioia sempre più vasta e forte. Questo lo dobbiamo sentire e, soprattutto, lo dobbiamo vivere giorno per giorno. Questa è la mia interpretazione personale. Ma credo che se noi non cominciamo a risentire il cristianesimo come gioia, come cristiani siamo falliti. Non dobbiamo predicare la morte, né l’inferno, né il peccato. Dobbiamo dire agli uomini: noi, come Cristo, siamo sulla terra per portare la vita e per intensificare tutte le manifestazioni della vita. Allora saremo veramente cristiani e il nostro cuore sarà vasto e i nostri polmoni respireranno in un’atmosfera, in uno spazio più immenso, e le nostre capacità di comprendere le creature saranno molto più profonde e più accurate, perché quando guardiamo con gioia un essere noi lo comprendiamo meglio di quando lo guardiamo condannandolo e recriminando. E poi, soprattutto, saremo avvolti da una intensità di bellezza che ci renderà facile la vita, che è dura, ci renderà amabile la nostra esistenza quotidiana, che è sempre pesante e dolorosa. Questo slancio verso la vita, questo amore per la vita, questa spinta verso una gioia che deve continuamente crescere nel nostro essere, ci permetteranno di vivere in mezzo agli uomini come portatori del mistero di Dio che è un mistero di vita, che è un mistero di gioia.


scarica in pdf